GORDON PARKS
(Fort Scott 1912 – New York 2006)
Se si dovesse scegliere una immagine per raccontare Gordon Parks, sicuramente la più significativa sarebbe quella in cui ha fotografato un ragazzo di colore che si affaccia da un tombino: una sorta di scatto autobiografico. La vita di Gordon Parks sembra infatti uscita dalla trama di un film di Frank Capra. E’ l’esempio perfetto del sogno americano per cui, col talento, molta tenacia e un pizzico di fortuna, il successo è alla portata di tutti, senza distinzioni. E all’inizio Gordon Parks, afro-americano, orfano, senza un dollaro in tasca, ha avuto bisogno di tutte queste risorse.
Era rimasto infatti senza genitori all’età di 14 anni e fu costretto a lasciare il Kansas per andare a vivere da una sorella sposata in Minnesota. Convivenza durata poco. Buttato in mezzo ad una strada, Gordon Parks è stato costretto a fare mille lavori per vivere. E fu quando faceva il facchino sul treno che collegava il Minnesota a Chicago che un giorno trovò una rivista con le immagini di Dorothea Lange, Arthur Rothstein, Walker Evans e di altri fotografi che per la Farm Security Administration documentavano la Grande Depressione degli anni ’30 negli USA. Raccontano che Gordon Parks fu folgorato da quelle fotografie e che non faceva altro che guardarle e riguardarle. Con i 17 dollari che aveva in tasca riuscì a comprare una macchina fotografica al monte dei pegni e anche tre rollini. Il proprietario del negozio di fotografie di Minneapolis dove andò a far sviluppare il primo rullino apprezzò le immagini di Parks tanto da decidere di esporle nella sua vetrina. Galvanizzato da questo primo successo, Gordon Parks cominciò a cercare vecchi numeri di Vogue per studiare, nelle pause del suo lavoro sul treno, le foto di moda, cercando così di carpire i segreti del mestiere. Quando si sentì pronto, anzi un bel po’ prima, si presentò al “Frank Murphy”, eleganti grandi magazzini di Minneapolis, per proporsi come fotografo per le loro vetrine. La moglie del proprietario prese in simpatia quel giovane sfrontato (all’epoca aveva 26 anni) e decise di dargli un’opportunità. E fu lavorando in quel grande magazzino che Gordon Parks ebbe un altro colpo di fortuna: fu infatti notato da Marva Louis, la moglie del mitico campione di boxe Joe Louis, che gli propose di andare a lavorare a Chicago come fotografo di moda. Il salto per Gordon Parks fu enorme, ma non era quella la strada che desiderava intraprendere. Nel suo cuore c’erano ancora le immagini di Dorothea Lange e degli altri fotografi della FSA. Tanto fece che riuscì a ottenere una borsa di studio per gli artisti afro-americani, e lui fu il primo fotografo a ottenerla. Dopo mesi di duro lavoro potè quindi presentarsi alla FSA. Fu così che andò a lavorare a Washington. Nel 1948 venne arruolato dalla rivista Life, e due anni più tardi cominciò a lavorare anche per il cinema, prima come consulente e poi come regista di film di grande successo.
Nella sua lunga vita Gordon Parks non ha però mai dimenticato le sue origini e, in particolare, i fratelli neri. Tantissime sue foto sono manifesti di denuncia delle condizioni in cui erano costretti gli afro-americani, e molti scatti sono dedicati alle loro lotte di emancipazione e ai leader che quelle lotte hanno guidato. Ecco Malcom X che sventola il giornale (la foto è del 1963) su cui campeggia la notizia che 7 manifestanti negri disarmati sono stati uccisi dalla polizia di Los Angeles. Oppure Muammad Alì, il più grande pugile di tutti i tempi, ma anche la bandiera del riscatto afro-americano come e più di Joe Luis, a cui Gordon Parks fece un bellissimo ritratto del viso imperlato di sudore. Ma non si trovano solo personaggi famosi nelle sue foto. Tanta la gente comune: persone molto povere, ma anche coppie di colore elegantemente vestite e piene di dignità. Tantissimi anche i bambini. Il primo scatto che lo rese famoso ritrae una donna addetta alle pulizie. Tiene in mano una scopa e alle sue spalle campeggia una bandiera a stelle e strisce. Gordon Parks chiamò questo scatto “American Gothic”, ed in effetti è una bellissima parodia del celebre dipinto di Grant Wood, con la donna di colore al posto della coppia di agricoltori bianchi, anglosassoni e protestanti.
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